A seguito di una serie di ordinanze su ricorsi presentati da alcuni validi colleghi della nostra associazione AVVOCATI LIBERI, partecipando alle loro doglianze sulle motivazioni metagiuridiche adottate dai Giudici, ho sentito la necessità di esternare le mie considerazioni che, atteso la vastità degli argomenti che si dovrebbero affrontare, saranno necessariamente limitate all’argomento della crisi della giustizia e dei sui operatori.
Questa nasce obbligatoriamente quando ci si trova all’interno del sistema giuridico, in fase di applicazione di quel diritto che, sui testi e nelle aule dell’università ti insegnano essere l’unico valore che consente all’uomo il vivere sociale.
E’ inevitabile, dunque, che il particolare momento storico in cui ci troviamo comporti una crisi di valore per gli operatori del diritto, privati della certezza del diritto positivo e soprattutto del riferimento alla Carta Costituzionale completamente rivisitata attraverso un’interpretazione strumentale, estensiva e talvolta anche fantasiosa.
Lo stesso potere giudiziario, irretito da chissà quale paura, non trova il coraggio di esporsi e si limita in una coazione a ripetere pedissequamente, con parole etiche ma prive di contenuto reale, quello che ormai da tempo si sente ripetere dai mass media e dai vari “scienziati” televisivi.
Tutto è giustificato da uno stato di pandemia infinita che dura da quasi due anni, con svilimento e contrazione di tutti i valori umani, con limitazione della libertà in tutte le sue manifestazioni sino ad arrivare alla limitazione della libertà di opinione e, da ultimo, anche con la minaccia di ricevere trattamenti sanitari obbligatori per coloro che spontaneamente non si sottopongono alla terapia in corso di sperimentazione.
Noi Avvocati Liberi, motivati da un profondo senso di giustizia sociale, ogni giorno veniamo chiamati da persone che cercano aiuto, che cercano di ottenere la difesa di quei diritti che sino ad oggi hanno rappresentato il fondamento del nostro vivere civile. Rappresentiamo il popolo nelle sue manifestazioni di reale disagio perché costretti a sottoporsi ad un vaccino sperimentale verso il quale nutrono sospetti (non infondati) per vivere! Non ottemperare a questo dovere sociale, giustificato (senza alcuna certezza scientifica) dalla necessità di tutelare se stessi e le persone con cui si viene a contatto, implica la più grave delle pene: la morte civile!
Niente lavoro, niente retribuzione, niente spostamenti, niente di tutto ciò che prima potevi fare nella convinzione di essere un cittadino italiano libero, osservante delle leggi, tutelato da un vivere civile garantito dalla giustizia e da una Costituzione tra le più belle del mondo!
E, allora, viene da chiedersi, ma quali sono i DOVERI SOCIALI del cittadino che vive in uno stato democratico?
Nella nostra Costituzione l’art.2 recita: l’Italia riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Qui è il punto!.
Si parla di diritti inviolabili dell’uomo e non del cittadino per indicare che essi sono preesistenti a qualsiasi formazione statale che si limita a riconoscerli, non ad attribuirli, e che, dunque, appartengono a tutti gli esseri umani.
Il medesimo articolo continua, poi, nel precisare ciò che lo Stato richiede: l’adempimento di doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Cosa si intende per adempimenti di doveri di solidarietà politica? Andare a votare, conoscere le leggi, dunque di essere parte attiva alla vita pubblica e politica che regge il paese.
Cosa si intende per solidarietà economica? Tutti devono partecipare alla gestione economica del paese, contribuendo a pagare le tasse ad esempio.
Cosa si intende infine per solidarietà sociale? Dovere di educare, istruire i propri figli, aiutare le persone in difficoltà. Questo dovere non può mai essere inteso come un dovere di mettere in rischio la propria salute di persona sana a vantaggio di altri e, semmai, questo è un appannaggio strettamente personale rimesso alla esclusiva volontà di chi decide volontariamente di sacrificarsi e mettere a rischio la propria salute per tutelare (se poi effettivamente li tutelano) coloro che si trovano ad essere fragili.
Il mancato sacrificio personale che riguarda il proprio corpo e la propria salute non potrà giammai essere inteso come mancanza di solidarietà sociale!. Io posso rispettare chi è fragile aiutandolo per le cure (da un punto di vista economico, di supporto, donando il mio sangue), ma non certamente sottoponendo me stesso a cure sperimentali!
Non potrei mai consentire che a mia difesa (persona fragile) i miei figli o i miei nipoti debbano sottostare a terapie sperimentali, con il rischio di subire possibili effetti collaterali gravi o addirittura la morte!
Ora, non è scritto da nessuna parte che la solidarietà sociale implichi mettere a rischio la propria salute per quella degli altri.
Interpretare diversamente la norma significa accettare una contraddizione in termini. La norma sarebbe contraddittoria in sé stessa.
Da un lato lo Stato riconosce e garantisce la salute e l’integrità fisica quali diritti inviolabili della persona, mentre dall’altra, per solidarietà sociale, li violerebbe.
L’INVIOLABILITA’ dei diritti della persona non dipende da nessuno Stato, è innato nell’essere umano, fa parte della persona, gli viene riconosciuto dalla sua natura. Costringere i diritti inviolabili della persona, lì dove attuati, implica uno Stato autoritario, dittatoriale e giustifica la ribellione.
E’ la storia che ce l’ha insegnato, e la circostanza che oggi qualcuno si è permesso di dire che lo studio della storia nelle scuole è inutile, così come quello della filosofia, è un grave attacco alle fondamenta della nostra civiltà. Perché cancellare la memoria storica dei cittadini? Non è forse proprio quest’ultima che impedisce di compiere errori che in passato hanno fortemente segnato la coscienza?
L’ interpretazione distorta dei diritti inviolabili della persona induce una sofferenza per ogni mente in grado di pensare ancora, di porsi domande ma, soprattutto, pone in crisi gli operatori del diritto che si trovano nelle aule di tribunale costretti a subire sentenze prive di logica giuridica, avulse dai principi che sinora hanno retto un sistema democratico fondato sulla Costituzione italiana.
Tuttavia, nel buio totale degli operatori di giustizia, noi Avvocati Liberi non ci fermeremo e cercheremo di mantenere viva la luce sui diritti fondamentali. Se i nostri Giudici non sono tutti ormai alienati dai mass media e se ancora ci sono tra essi persone umane, sapranno iniziare un nuovo percorso di attuazione sia del loro potere (che si vuole ricordare è quello di applicare le leggi e di verificarne la loro corrispondenza ai dettati costituzionali) e riportare nel giusto percorso l’interpretazione delle leggi e della loro applicazione a tutela dei diritti inviolabili della persona.