Nei primi mesi del 2021, durante la “campagna pubblicitaria”, la vaccinazione doveva essere fatta per proteggere gli altri, i più fragili e, quindi, i disertori erano qualificati come persone egoiste. E qui bisogna fare una precisazione: tra i soggetti fragili erano ricomprese le persone che non avrebbero potuto vaccinarsi ovvero coloro che avrebbero potuto, secondo le linee guida ministeriali, ottenere un’esenzione per motivi di salute. Per esperienza, ho potuto constatare che ottenere un’esenzione è praticamente una mission impossibile, persino chi ha avuto reazioni avverse ad una dose non è stato esentato. Tuttavia molte persone sono state moralmente spinte al vaccino a causa di questi slogan. Chi vorrebbe far del male ai propri cari? I memi che circolavano erano che “il vaccino è un atto d’amore” o che “vaccinarsi è un dovere civico”. In tutto ciò, anziché dare attuazione al principio di precauzione, in considerazione dell’incertezza dovuta all’approvazione condizionata dei vaccini, alla vigilanza passiva e alla scarsità di dati sugli effetti avversi a breve e lungo termine, la corsa all’estensione delle categorie di vaccinabili non si è fermata, nemmeno dinanzi alla accertata correlazione della morte di una ragazza perfettamente sana.
Ma questo è stato solo l’inizio della costruzione del clima di odio verso chi non si sottoponeva al vaccino. Poi, nella seconda fase, connotata dalla nascita dei primi obblighi categoriali, dati alla mano, si è scoperto, con grande difficoltà ad ammetterlo, che anche i vaccinati prendono il covid19 e lo trasmettono, quindi l’attenzione è stata spostata verso l’individuo “non ti vaccini, ti ammali, muori”. Ma anche questa affermazione si è rivelata fallace, dato che l’ultima ondata, connotata dalla variante Omicron, ha dimostrato non esserci molta differenza tra vaccinati e non. Certamente si potrebbe obiettare che il vaccino ha ridotto la pressione sul servizio sanitario nazionale impedendo alle persone di ammalarsi gravemente, tuttavia, ciò non giustifica la compressione del diritto all’autodeterminazione di ciascuno, né la sospensione di diritti costituzionalmente garantiti. Soprattutto se dopo ben due anni nulla è stato fatto al fine di rendere il sistema sanitario più efficiente e si sono ostacolate in ogni modo le cure soprattutto tempestive, privando i cittadini dei loro diritti attraverso il reitero illegittimo dello stato di emergenza e da ultimo con il D.L. n.24/2022 cd.“riaperture”.
Autorevoli voci hanno cercato evidenziare le contraddizioni e, dinanzi al crescente dissenso popolare nei riguardi del vaccino Covid 19, l’obiezione che è sempre stata mossa è la stessa: se non ti vaccini sei un “no vax”, non credi nella scienza. Ma, etichettare chiunque esprima disaccordo o dubbi su questo vaccino significa esattamente banalizzare e generalizzare senza prendere in considerazione le sfumature e le diverse prospettive di ragionamento che caratterizzano la posizione individuale. Ma chi sono in realtà questi no vax? Chi sono queste persone contrarie al vaccino e soprattutto perché lo sono? L’accezione oggi è connotata dalla frase “Se non ti vaccini non credi nella scienza” . Il concetto del “credo” presuppone l’impossibilità di un accertamento tangibile della realtà. Ed è anche comprensibile che si possa “credere” nella scienza, ma questa posizione presuppone comunque che alla base vi sia un rapporto di fiducia. Ci si può formare come medico, avvocato, scienziato, ingegnere, politico, artigiano e così via, ma non si può essere tutto, né controllare tutto lo scibile umano. Perché la società funzioni è necessario che vi sia alla base un rapporto di fiducia tra i cittadini, ovvero che ciascuno sia fiducioso delle capacità dell’altro e che vi sia soprattutto il rispetto delle regole in modo che ci si possa affidare senza necessariamente dover controllare la bontà delle azioni di ciascuno, e ciò vale per qualunque professione o arte. Ma non ci si può deresponsabilizzare totalmente della propria vita, soprattutto se ci sono dei segnali palesi della violazione delle regole poste alla base del contratto sociale. Chi vigila sul rispetto di esse? Non sono le contraddizioni a far nascere dubbi?
Oggi assistiamo ad un fenomeno “antiscientifico”, dove vige il “dogma” e la censura su voci non allineate, seppur supportate da studi e riconoscimenti internazionali. La scienza, intesa come conoscenza, è in continuo divenire e non può prescindere dalla ricerca e dal dibattito. Chiunque sia abituato ad esercitare il pensiero critico, che è alla base di qualunque conoscenza, si trova a constatare tali palesi contraddizioni ed inizia a nutrire dubbi, quindi si documenta, legge, si confronta con altri, tutte facoltà che non possono essere disconosciute a nessuno! Chiunque può farlo, basta la volontà. Non ci vuole molto a comprendere quanto il Green pass (italiano) sia uno strumento che nulla ha che fare con la tutela della salute pubblica, utilizzato al solo fine di estorcere il consenso ad un trattamento sperimentale. Tale aspetto è evidente proprio nella circostanza che l’imposizione degli obblighi alle categorie previste nel d.l.44/2021 prevedono la contestuale firma sul consenso informato e ciò costituisce un paradosso. Eppure l’illogicità e la censura regnano sovrane! Si continua a ghettizzare, discriminare ed additare come no vax chiunque non dimostri di credere ciecamente e che ragionevolmente non si fida più.
In conclusione cosa rappresenta l’appellativo “no vax”? Oramai è un contenitore sul quale c’è scritto “DA ODIARE E DA DISCRIMINARE” in cui vengono scaraventate tutte le persone che pensano, che si pongono delle domande, che hanno dei dubbi, che sono stanche delle menzogne e dei ricatti, persone vaccinate ed abbandonate che hanno avuto effetti avversi e non intendono più sottoporsi ad alcuna dose, docenti, personale scolastico, forze dell’ordine, medici e personale sanitario sospesi, avvocati liberi che anche con le “armi spuntate” cercano di difendere tutte queste persone, giudici coraggiosi che osano mettere in dubbio l’operato del governo, lavoratori cui sanguina il naso a forza di tamponi, genitori che hanno perso i figli e che non intendono arrendersi al “nessuna correlazione”, sportivi, nonni consapevoli del fatto che sono loro a dover proteggere i nipoti e non viceversa, giovani che hanno compreso che si può essere liberi anche non andando al cinema o a mangiare una pizza, studenti in piazza e chiunque abbia il coraggio di far cadere il velo che consapevolmente o meno ha davanti agli occhi.
Dinanzi a questo quadro disastroso bisogna farsi una domanda: nel contesto storico in cui viviamo caratterizzato da manifesta illogicità, moralismo intransigente e pensiero unico dominante possiamo ancora fidarci? Gli unici che sembrano ancora avere fiducia sono la maggioranza dei nostri rappresentanti al Parlamento che continuano a dire di sì chiudendo gli occhi per non perdere i loro privilegi!